Il culto del tempo
Uno dei fenomeni orologieri che maggiormente hanno contribuito al successo di Rolex nel mondo, oltre indiscutibilmente alla miglior politica economico-commerciale, è sicuramente il cronografo Daytona. Snobbato fin dalla nascita, ha incominciato ad essere ricercato, desiderato e pagato oltre il listino solo con l’uscita nel 1987 del modello automatico, il celeberrimo modello 16520 con calibro 4030 di derivazione Zenith. Ripercorrendo la sua storia fin dalle origini, è doveroso citare i modelli 6234/6238 (anche detti Pre-Daytona) che sono i primi modelli ad adottare il calibro Valjoux 72 con scala tachi-metrica stampata nel quadrante e contatori in tinta (la mancanza della lunetta graduata e del contrasto di colore tra contatori e quadrante sono le principali differenze estetiche dal modello che per primo ha adottato ufficialmente il nome Daytona).
Poco prima della metà degli anni 60 ecco arrivare il primo vero Daytona! Bello, semplice e robusto quanto basta per ricavarsi una nicchia nel cuore degli appassionati, degli sportivi e dei piloti. La scelta del nome Daytona nasce proprio dalla collaborazione tra Rolex e la famosissima 24 ore di Daytona, collaborazione che continua anche ai giorni. La scritta sul quadrante, invece, compare circa nel 1965 (in versione piccola e sotto la scritta Rolex), per poi trasformarsi nella conosciuta scritta rossa Daytona sopra al contatore ad ore 6 a metà degli anni 70.
Circa nel 1969 ecco il primo colpo di scena, l’attore Paul Newman indossa un Rolex Daytona con quadrante esotico (quadrante che prenderà poi il nome dell’attore stesso) per le riprese del suo film “winning”, film di cui una copia originale costituisce un vero e proprio oggetto di culto essendo ricercatissima e pagatissima dai collezionisti. In quegli anni un Daytona costava relativamente poco, circa 150.000 lire per il modello in acciaio, molto meno di un gmt master o di un day date che negli anni 70, grazie al boom economico, era sicuramente l’oggetto del desiderio per quasi tutti gli uomini che desideravano mostrarsi con stile ostentando al polso un amabile lingotto d’oro 18kt. E proprio il costo relativamente basso, unita- mente al meccanismo da caricare manualmente ogni giorno furono la causa del flop commerciale (i Daytona venivano proposti con forti sconti e restavano comunque su- gli scaffali, e proprio grazie a questo oggi sono diventati un vero e proprio oggetto di culto!). Il Daytona a carica manuale viene proposto in decine di varianti, ognuna differente per caratteristiche estetiche o meccaniche (disponibile in acciaio e in oro, con lunetta metallica o in resina, con tasti a pompa e a vite e con vari evoluzioni del calibro 72). Comunque, arrivando al 1987, Rolex lancia Il modello automatico con vetro zaffiro, la referenza 16520 colpevole del successo mondiale del cronografo sicuramente più conosciuto al mondo! Reduci dal relativo in- successo del modello a carica manuale, incominciano a produrne piccole quantità accorgendosi ben presto che le richieste erano circa 10 volte superiori alla capacità produttiva! I film in cui vie- ne mostrato con orgoglio dall’attore protagonista nemmeno si contano più, tutti lo vogliono avere e sono disposti a pagare anche 4 volte il listino pur di averlo subito!
La lista di attesa poteva arrivare anche a 3 anni a fronte di un costo al pubblico che incominciava a non essere più un dettaglio, poiché parliamo di circa 5 milioni di lire (certo in un periodo in cui la crisi era un termine a noi sconosciuto, tant’è che un piccolo sacrificio era ammissibile per togliersi uno sfizio e spuntare dalla propria lista dei desideri uno dei primi 5 sogni nel cassetto). I collezionisti più lungimiranti, invece di concentrarsi sul modello zaffiro preferiscono acquistare scontatissimo l’oramai obsoleto modello a carica manuale conservandolo gelosamente e attendendo con pazienza che l’intero mondo di appassionati del marchio si accorga di aver tralasciato “qualcosa”.
Nel 2001 ecco la seconda rivoluzione, Rolex presenta il modello 116520, il primo ad adottare un calibro di manifattura, il 4130 con secondi continui alle ore 6 (invece che alle ore 9 dove sono sempre stati). Da allora il mercato dei cronografi della casa coronata ha contribuito a rendere frizzante e frenetico tutto il mercato del vintage, diciamo che ha creato tutto un mondo di appassionati intorno a sé. Hanno iniziato a scrivere libri (come non citare l’opera “Rolex Daytona dalla nascita al mito”, libro che è una vera e propria bibbia per i cultori di questo crono o la neo nata “Ultimate Rolex Daytona”, impressionante volume di 12kg di peso, 4000 euro di costo e produzione in tiratura limitata a 500 copie) e addirittura a sfornare gadget e magliette.
Quindi, spulciando tra i vostri cassetti, se tra le eredità di famiglia avete un orologio che porta tale nome, avete ottime possibilità di aver trovato un piccolo tesoro (oltre sicuramente alla possibilità di indossare un pezzo di storia).
Source: Pavia magazine
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